Un Viaggio nell’Oltrepò Pavese: Scoperta, Formazione e Riflessioni
- Tommaso Cosi
- 7 gen
- Tempo di lettura: 2 min
La scorsa settimana ho avuto l’opportunità di esplorare l’Oltrepò Pavese, un territorio che troppo spesso rimane in ombra, nonostante le sue straordinarie potenzialità enologiche e culturali.
Il mio viaggio, condotto sia per motivi accademici che per passione personale, si è rivelato una profonda esperienza didattica e umana. Questa terra, con il suo intreccio di storia, tradizioni e visioni innovative, merita di essere compresa e valorizzata come le grandi DOC italiane, anche se il percorso per consolidare una chiara identità sembra ancora in evoluzione.
Accompagnato da Sabrina Dal Cero e dal tutor accademico Davide Gazzaniga, il viaggio si è articolato in quattro visite formative. La prima tappa è stata Prime Alture, a Casteggio, dove Roberto Lechiancole, nonno di Mattia (amico e compagno di formazione), ci ha accolto con una passione contagiosa. La sua esperienza nel mondo commerciale si riflette nella gestione della cantina, che unisce enoturismo e produzione di qualità. Le sue parole – e soprattutto i suoi progetti visionari – hanno messo in luce l’importanza di investire nella collaborazione tra produttori, piuttosto che nella competizione. Un esempio concreto? Roberto ci ha guidati verso l’azienda Ballabio, nota per i suoi Metodo Classico “Farfalla”, dove abbiamo appreso l’eccellenza tecnica nella spumantizzazione e il rispetto per la tradizione direttamente da Filippo Nevelli.
Lungo il percorso, il dialogo con Roberto è stato illuminante non solo per la sua visione imprenditoriale, ma per la genuina curiosità verso le nostre storie e motivazioni. Questo approccio umano ha reso speciale ogni momento, compreso l’incontro con Pierfilippo, assistente del direttore del Consorzio, dove abbiamo approfondito le dinamiche dell’enoturismo, tema centrale di un progetto accademico curato dal nostro professore Enrico Donati DipWSET.
A chiudere il soggiorno, la visita alla realtà Torrevilla Viticoltori Associati Società Cooperativa Agricola ha offerto una prospettiva chiara sul ruolo strategico delle cantine sociali in Oltrepò.
Questi luoghi non solo sostengono i piccoli produttori, ma dimostrano che quantità non significa qualità inferiore: sono un motore di innovazione e una custodia per l’identità locale.
L’Oltrepò Pavese mi ha lasciato un bagaglio di riflessioni e stimoli. È una terra che richiede tempo per emergere e che, attraverso l’unione di tradizione e modernità, ha tutte le carte in regola per farlo. Porterò con me i ricordi delle storie condivise, con la speranza di rivivere presto l’emozione di un calice, e magari una nuova conversazione, con Roberto e tutti i protagonisti di questo viaggio.

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